Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
Venezuela: golpe parlamentare di Maduro?
di Roberto Lovari – da agenziafuoritutto.it
Le elezioni del 5 dicembre per eleggere i 167 membri dell’Assemblea Nazionale venezuelana sono state sicuramente di importanza storica. Il paese, un tempo meta di tanti italiani per sfuggire a miserie croniche, sta vivendo la peggior crisi della sua storia. Si sommano dati che rendono la vita dei venezuelani pericolosa e difficilissima. Dopo l’Honduras, il paese è il posto dove si muore di più per morte violenta, di più che in Iraq o Afghanistan. Ogni venezuelano deve affrontare ogni giorno file di 4 o più ore di fronte ai supermercati per comprare beni essenziali, quali farina di mais, caffè o olio, e spesso non li trova. L’inflazione arriva al 300% all’anno, il Bolivar vede un deprezzamento nei confronti del dollaro del 700%. In queste condizioni la sconfitta del 6 dicembre è stata chiara e netta, l’opposizione unita nel MUD (Tavolo Unitario Democratico) ha raccolto ben 112 seggi, i due terzi del totale, cosa che consente ampi poteri alla nuova maggioranza. Il dopo elezioni inizialmente si è rivelato diverso da quello che alcuni commentatori avevano previsto sulla base delle infuocate dichiarazioni di Maduro. Maduro ha accettato il risultato, sembra non estraneo al suo comportamento la scelta pubblica dei militari di non prestarsi né a “golpe”, né a “autogolpe” né al caos nelle strade. Alcuni dicono che i cubani, in piena fase di distensione con gli USA, non siano estranei alle scelte di Maduro. I giorni che sono seguiti hanno visto Lula e Felipe Gonzales invitare tutti al dialogo. Capriles, leader dell’area più moderata del MUD ed ex candidato presidenziale, ha dichiarato che togliere Maduro della presidenza non è la priorità del MUD, la priorità è la situazione economica. Maduro ha dovuto affrontare non poche e severe critiche nel suo campo a causa dei risultati negativi. Dentro il Gran Polo Patriotico (GPP), il PSUV (Partito Socialista Unitario Venezuelano) ha dovuto subire le dure critiche di Oscar Figuera, segretario del Partito Comunista Venezuelano, suo alleato da sempre. Dopo alcuni giorni di calma, parte l’offensiva dei seguaci di Maduro: prima partono le voci che vi sia stata compra di voti da parte del MUD nello stato dell’Amazzonia, poi Maduro toglie all’Assemblea Nazionale il controllo della rete TV del Parlamento, ANTV, per passarlo a funzionari di sicura fede chavista. Segue poi la nomina a Difensore Pubblico Generale del Venezuela del giudice che condannò l’oppositore Lopez a 15 anni di prigione. La nomina è stata fatta dall’Assemblea Nazionale ancora in mano ai chavisti, la nuova entrerà in carica il 5 di gennaio. Poi il Presidente dell’attuale Assemblea Nazionale, Diosdato Cabello, installa il “Parlamento Comunal Nacional” già previsto da Chavez ma mai entrato in funzione. Per Cabello “ il Parlamento Comunal è un meccanismo legislativo che permette al popolo di disporre di risorse, comandi, prendere decisioni, leggi e di decidere la sua forma di vita”. Maduro ha risposto subito: “Darò al Parlamento Comunale tutto il potere”. Ma, poiché tutto ciò potrebbe essere revocato dalla nuova assemblea in mano all’opposizione, lo chavismo convoca in sessione straordinaria prima di Natale l’Assemblea Nazionale per la nomina di 13 nuovi giudici del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), una specie di Corte Costituzionale e massimo organo di giustizia del paese. Maduro potrebbe ritenere una legge incostituzionale e rimandarla al TSJ, qui una sezione speciale darebbe il suo parere, inutile dire che tutti i 13 giudici sono di assoluta fede chavista. Il MUD ha annunziato ricorsi e impugnazioni, Lopez dalla galera ha detto che la priorità deve essere la rimozione di Maduro. È iniziata la guerra delle istituzioni del Venezuela.

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