Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
La faccia ambigua di Chavez:
di Roberto Lovari Secolo d’Italia – 16/12/2010
I Caraibi sembrano destinati a vivere avvenimenti che ricorderanno i drammatici giorni dell’ottobre 1962, quando il mondo fu sull’orlo di una guerra atomica. Gli USA avevano scoperto basi missilistiche dell’URSS a Cuba e avevano messo in piedi un blocco navale sull’isola per impedire alle navi russe di portare altri missili. La crisi più grave della cinquantennale guerra fredda fu alla fine risolta, le navi russe tornarono in patria, le basi furono smantellate e gli USA si impegnarono a non intraprendere azioni armate contro il primo stato socialista delle Americhe, Cuba.
Questa volta a lanciare l’allarme sulla presenza di missili vicino alle coste americane non sono fotografie aeree come nel 1962, ma una dichiarazione di un gruppo di deputati repubblicani con primo firmatario Connie Mack, che citano il giornale tedesco Die Welt. Secondo l’autorevole quotidiano berlinese in un articolo pubblicato il 25 novembre, Chavez, nella sua visita di ottobre a Teheran, ha firmato un accordo segreto per l’installazione di una base missilistica in territorio venezuelano. L’articolo, elaborato su dichiarazioni di “fonti occidentali”, afferma che nella base sarebbero installati anche i missili Shahab 3 con portata da 1300 a 1500 chilometri, in grado, con piccole modifiche, di colpire città come Miami. Si è indubbiamente di fronte ad una nuova pagina nei complessi rapporti tra Iran e USA. A novembre il ministro della difesa USA Robert Gates aveva avvertito in tono minaccioso i paesi latinoamericani dei pericoli esistenti nei piani nucleari della Corea del Nord e dell’Iran, sempre più presente in vario modo nell’area geografica. Wikileaks ha dato la conferma dei rapporti in materia di commercio di uranio tra Venezuela e Iran noti da anni. Una volta alla settimana c’è un aereo che vola tra i due paesi con carichi misteriosi. L’America di Bush e adesso di Obama non aveva mai drammatizzato il “caso Chavez”, considerandolo un “cane che abbaia e non morde”. Chavez minaccia di non vendere più petrolio agli USA, ma tutti sanno che solo le raffinerie in territorio nordamericano sono in grado di lavorare quell’80% di petrolio venezuelano destinato agli USA. La crisi del prezzo del petrolio ha indebolito l’offensiva di Chavez per portare in America Latina il “socialismo del XXI secolo”, quando il socialismo è accompagnato da barili di petrolio è notoriamente più convincente. Ma l’atteggiamento prudente e un po’ distaccato degli Obama e Hillary Clinton viene adesso messo in discussione dai congressisti repubblicani. Mack e i suoi colleghi ricordano come sia noto da tempo l’appoggio di Chavez a organizzazioni terroristiche come le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), le collaborazioni bancarie e nel campo degli idrocarburi con l’Iran, le violazioni crescenti delle libertà e dei diritti civili dei cittadini venezuelani. Pertanto chiedono una risoluzione del Congresso per includere il Venezuela tra i paesi sostenitori del terrorismo insieme a Cuba, Iran, Sudan e Siria. È difficile prevedere quali saranno le reazioni del presidente venezuelano, ogni giorno sempre più in difficoltà sul piano interno. La corruzione del regime “bolivariano”, l’inefficienza del governo, la spaventosa criminalità (nel 2009 sono morte per omicidio 14000 persone!), la disoccupazione, il costo della vita, l’inflazione più alta delle Americhe, hanno portato a minimi storici la popolarità di Chavez. Conscio dei problemi e del logoramento naturale dopo 11 anni di potere, Chavez ha già aperto la campagna elettorale per le presidenziali del 2012. La partita è sicuramente ancora tutta aperta, Chavez è il solo protagonista della vita politica venezuelana, l’opposizione non ha ancora trovato un leader da opporgli. Il clima nel paese è quasi di guerra civile. Die Welt ricorda che, nel patto segreto con l’Iran, è contemplato l’uso dei missili in caso di necessità da parte dei venezuelani. Tutti sono convinti che Chavez è capace di tutto.

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