Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Un calabrese alla conquista del Brasile
di Roberto Lovari Avanti! 24/04/2010
Chi paventa per l’Italia di diventare un “paese del Sudamerica” farebbe bene a guardare un paese come il Brasile che rappresenta da solo il 40% di tutto il Sudamerica. Non solo l’economia sta andando bene, la crisi si è sicuramente sentita, ma gli indici di crescita non hanno segnato una forte diminuzione del PIL, solo dell’uno per cento, negli ultimi anni l’economia era crescente sempre più del 5% annuo. Gli ultimi anni hanno visto scomparire i mali classici dell’economia brasiliana, forte inflazione, indebitamento esterno e bassa crescita, portando il paese a essere l’ottava potenza economica del mondo nel 2008 dopo l’Italia. Alla crescita dell’economia si è affiancata una chiara e forte maturazione della democrazia brasiliana. Non si dimentiche che è solo nel 1985 che il paese termina il suo processo di ritorno alla democrazia dopo il regime dei militari insidiato nel 1964. Con i due mandati di Fernando Henrique Cardoso e di Lula che terminano a ottobre con l’elezione del nuovo presidente, il Brasile ha dato prova di aver costruito un paese dalle salde radici per le libertà individuali e collettive. Il clima del confronto politico in un paese complesso, a cominciare dal sistema politico ed elettorale, è sereno e di grande rispetto tra le due parti. Merito di Lula che, espressione di un partito di sinistra massimalista, ha saputo cogliere e sviluppare la politica del suo predecessore portando il paese non solo a essere citato per i successi nel colmare i paurosi squilibri storici del Brasile, ma anche a essere meta ricercata dei capitali internazionali per la sua stabilità economica. L’apposizione da parte sua, guidata dal PSDB, detti popolarmente “tucani”, un partito di centro con un vago richiamo alle socialdemocrazie europee (PSDB vuol dire Partito delle Socialdemocrazia Brasiliana), ha sempre fatto un’opposizione corretta ed intelligente allo straripante Lula. Ha mantenuto con grandi capacità il controllo di alcuni stati chiave come quello di San Paolo che, pur avendo una superficie di solo 250000 chilometri quadrati (su 85 milioni di Km di superficie totale del Brasile), ha un terzo del PIL del paese. Ed è proprio il governatore di questo stato che si è dimesso da una quindicina di giorni che affronterà la campagna per l’elezione del nuovo presidente del Brasile.
Si chiama Jose Serra (PSDB), figlio di Francesco Serra, nato a Corigliano Calabro ed emigrato a San Paolo negli anni prima della seconda guerra mondiale. Bellissima la vita dell’italo brasiliano Jose Serra che ricorda la propria infanzia quando aiutava il padre nel banchetto di frutta, gli studi, la carriera universitaria, la passione per la politica, il colpo di stato del ’64 e l’esilio, gli otto mesi passati nell’ambasciata d’Italia a Santiago del Cile, il ritorno in patria, le varie cariche politiche, deputato, ministro, sindaco e governatore di S. Paolo. Un carattere sereno e tranquillo, una grande capacità amministrativa, di trattare e di coinvolgere. Con lui il suo partito e gli alleati hanno ritrovato entusiasmo ed unità. Nel lanciare la sua candidatura è stato abilissimo, nulla contro Lula, è popolarissimo, ma si è proposto come “persona in grado di fare meglio e di più per il Brasile". Niente guerra tra ricchi e poveri, tra nord e sud, tra persone, ma unità e serenità per si dare benessere e fiducia a tutti i brasiliani. Lula, che non si può ricandidare perché non è ammesso in Brasile un terzo mandato, ha da tempo scelto quella che sarà il suo successore, Dilma Rousseff. Ministro della Casa Civile, una specie di super capo di gabinetto, con grandi capacità politiche ed amministrative, anche lei con uno splendido passato politico, opposizione ai generali, lotta armata, arresti e prigionie per tre anni accompagnata da torture, ingresso in politica nel PDT, il partito di Brizola, poi nel 2001 nel PT di Lula.
Si preannuncia una campagna molto bella, anche se molto complicata da tanti fattori, a cominciare da quelli dei vari stati dove spesso le alleanze non sono le stesse di quelle nazionali. Come vede c’è Sudamerica e Sudamerica, ce n’è anche uno che cammina bene nella direzione di dare benessere e democrazia ai propri cittadini.

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