Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Brasile, si prepara il dopo Lula
di Roberto Lovari l’Opinione 26/02/2010
In questi giorni il Brasile sta vivendo giorni che sicuramente faranno parte della sua storia futura. A Brasilia il “Partito dos Trabalhadores” (in italiano il Partito dei Lavoratori) comunemente noto come il PT, il Partito di Lula, ha celebrato negli ultimi giorni dell’altra settimana il suo quarto congresso nazionale. Ma i suoi 1.300 delegati provenienti da tutto l’immenso Brasile non solo hanno ricordato i loro trenta anni di vita  e di lotte politiche, ma hanno compiuto anche un atto di grande rilievo politico, la scelta del precandidato alle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. All’unanimità i congressisti hanno deciso per DILMA ROUSSEFF, a giugno la convenzione nazionale del Partito ufficializzerà formalmente la candidatura. La scelta del nome è avvenuto dopo un intenso dibattito politico di un PT che si troverà ad affrontare le elezioni politiche e presidenziali senza la guida di Lula. Ricordiamoci che Lula è stato candidato nelle presidenziali nell’89, nel ’94, nel ’98 e nel 2002 quando vinse, per essere riconfermato nel 2006. I “Petisti” come comunemente vengono chiamati in Brasile, hanno celebrato i loro trent’anni di vita politica. Partito singolare il PT, di sinistra ma nato e creato da un nucleo centrale di sindacalisti formatosi nelle lotte sindacali nelle aree industriali della città di San Paolo, area conosciuta come ABC. Da questo gruppo di sindacalisti a cui si unirono intellettuali di sinistra di varia estrazione, nasce il 10 febbraio del 1980, nel collegio Sion nella città di San Paolo, il Partito dei Lavoratori, il PT. Il regime militare aveva intrapreso da poco con il Presidente Figueiredo il cammino della restituzione del potere ai civili, nel ’79 un’amnistia aveva consentito il ritorno degli esiliati e la possibilità di formare nuovi partiti. Il PT assume subito connotati molto particolari. E’ un partito in cui si ritrovano e convivono molte culture politiche. Ci sono comunisti ortodossi, troskisti di ogni sfumatura, marxisti di ogni tipo, socialisti massimalisti e moderati, cattolici di sinistra, socialdemocratici di tipo europeo, il tutto condito e tenuto insieme da un generico massimalismo di sinistra, da un acceso terzomondismo, da una confessa simpatia per Fidel Castro e il castrismo. Negli anni ’90 a S. Paolo per finanziare la campagna elettorale venivano organizzate lotterie il cui premio consisteva in un viaggio a Cuba con un incontro con Castro accompagnato da Lula. Il PT acquista subito una caratteristica poco diffusa in Brsile, quella di essere un partito di massa, organizzato in tutto il territorio, sede di un intenso dibattito politico tra le varie correnti che si confrontano con grande vivacità nei congressi cittadini, statali, e infine in quelli federali. Dopo vari tentativi nel 2002 Lula mette da parte il vecchio massimalismo e si presenta con un programma allora definito “paiz e amor”, pace e amore in realtà un programma di riformismo di sinistra moderato. Ovvero un piano di sostegno alle classi più deboli con l’assegno di Bolsa Familia, un contributo di circa 40 euro a quindici milioni di famiglie e rigoroso rispetto dell’economia di mercato e della parità del bilancio dello Stato. I dissidenti o se ne vanno con la senatrice Heloisa Helena o vengono espulsi come la figlia di Tarso Genro. In pochi anni la popolarità di Lula cresce fino a superare l’80% dei consensi. Ma in Brasile i mandati possibili sono solo due, ecco allora porsi a Lula il problema della successione e della continuità della sua linea politica. Da mesi Lula ha fatto la scelta, Dilma Rousseff, suo ministro della “Casa Civil”, ovvero Capo di gabinetto, donna di indiscusse capacità a cui Lula ha affidato di portare avanti l’ambizioso PAC da 250 miliardi di dollari. Si tratta del Piano della Accelerazione della Crescita, ovvero grandi risorse per modernizzare le reti di comunicazioni stradali e portuali del Brasile rimaste in ritardo nei confronti della grande crescita economica del Paese, ottava potenza economica subito dopo l’Italia con i suoi 1612 miliardi di dollari di PIL nel 2008. Prima dell’investitura il vecchio PT di sinistra è riemerso mettendo nel programma punti che hanno fatto dire a molti commentatori di una svolta a sinistra del partito. Diventa punto programmatico ad esempio l’aborto, fino ad oggi patrimonio programmatico di sparuti gruppi del Partito, o la polemica commissione per indagare i crimini commessi negli anni ’64-’85, i militari chiedono che la commissione indaghi anche le azioni dell’opposizione armata. I dirigenti si sono subito affrettati a gettare acqua sul fuoco, il segretario uscente Berzoini ha detto che “il programma approvato è buono ma andrà confrontato con gli altri partiti che comporranno la coalizione che sosterrà la Rousseff alle presidenziali”. Certamente vi sono argomenti per l’opposizione che, con l’ex presidente Cardoso, ha detto subito “Dilma è autoritaria settaria e molto più a sinistra di Lula”. Il confronto è aperto, l’opposizione con il governatore di S. Paolo José Serra guida con un margine di dieci punti (35 a 25) tutti i sondaggi. Otto mesi di campagna elettorale ci separano dalla scelta dei brasiliani.

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