Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Caso Battisti, la decisione di Lula slitta al 2010
di Roberto Lovari da Avanti! Del 1/12/2009
Salvador de Bahia – Brasile
 
Incredibile ma vero, allo scrivente, mentre aspettava di espletare le formalità alla dogana per entrare in Brasile, è capitato di trovarsi di fronte ad un manifesto che dice testualmente: “E’ finito il Brasile paradiso dei criminali internazionali in fuga” con una croce sopra in senso di cancellazione. Era il 18 di novembre, proprio il giorno in cui il Supremo Tribunale Federale, dopo mesi di attesa e discussioni, emetteva la contraddittoria sentenza: no all’asilo politico, ma rimandava a Lula la decisione finale.
Il manifesto porta la firma della Polizia Federale che dipende dal ministro della giustizia, ovvero da Tarso Genro, l’uomo che ha concesso l’asilo politico a Cesare Battisti e ne difende la permanenza in Brasile non mancando giornalmente di insultare l’Italia.
Per Tarso Genro Battisti si è battuto per dare il potere al popolo contro uno stato dittatoriale e una giustizia asservita al potere. L’ultima citazione incredibile è stata quella di paragonare il destino di Battisti in caso di rientro in Italia a quello di Olga, un’ebrea incinta, moglie del segretario del PCB Carlos Prestes, che negli anni ’30 fu arrestata e consegnata da Getulio Vargas alla Germania nazista e scomparve nei campi di sterminio. È di alcuni giorni fa l’affermazione che il governo italiano sarebbe pieno di fascisti.
Si badi bene che le affermazioni di Genro non solo non trovano appoggio nell’opposizione, ma neppure nella stessa maggioranza che sostiene Lula. Il potente presidente del senato Sarney, il vice presidente della repubblica Alencar, i principali mezzi di informazione, dai giornali alle televisioni, la pubblica opinione si sono tutti espressi contro l’asilo politico a Battisti. Gli sparuti manifestanti in difesa di Battisti sono del PSOL, un piccolissimo partito di estrema sinistra di Heloisa Helena. Nello stesso PT, il partito di Genro e di Lula, solo il senatore Supplicy ha difeso con forza Cesare Battisti. Ma allora molti si domanderanno il perché dei comportamenti e delle scelte di Lula. La risposta sta nel fatto che Lula è una forte ma complessa personalità, come lo è il paese che presiede. Non è facile capire con un corrispondente RAI che risiede a Buenos Aires, un free lance in Brasile e qualche inviato speciale che tra l’altro prende qualche volta delle cantonate. È il caso di Repubblica che ha scritto che l’avvocato del PT e di Lula Dias Toffoli, messo in gran fretta nel STF, si era dimesso, mentre in verità non ha partecipato alle votazioni scatenando una miriade di ipotesi sul reale comportamento di Lula e sulle sue scelte future. Lula e il Brasile si trovano in un quadro ne quale agiscono un’infinità di fattori. Nel 2010 si vota per le presidenziali, Lula vuole il PT unito attorno alla sua candidata Dilma Roussif.Tarso Genro, alcuni dicono che pensava di essere lui l’erede di Lula, fa parte del nucleo duro del PT, quello che ha fatto opposizione anche armata al regime militare del passato con un forte aiuto dei cubani, dei loro servizi segreti e di quella sinistra internazionale che ha aiutato in ogni modo Battisti. Forse sta qui l’origine della scelta di Tarso Genro, sindaco di Porto Alegre quando nacque il Social Forum. Proprio in questi giorni il PT ha eletto i suoi dirigenti federali, statali e comunali. Lula ha appoggiato la corrente di maggioranza che ha espresso il nuovo presidente, Tarso Genro è il leader di una piccola corrente. Sono tutti fatti che sicuramente hanno pesato e peseranno sulla vicenda Battisti. Lula nel giorno della coscienza negra, il 20 di novembre, ha affermato che sa già quello che farà, ma non lo ha detto, aspetterà la pubblicazione degli atti del STF e ci vorrà tempo, dato che tra gli stessi giudici vi è contrasto sulle decisioni prese. Ogni giudice poi ha 20 giorni per controllare i verbali. Solo dalla metà di gennaio del 2010 Lula sarà in grado di decidere. Sembra difficile sperare in un risultato positivo se l’Italia continuerà a fare la “buonista”. Minacci di dire al mondo che il Brasile, che fa parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è un “paradiso per i criminali in fuga”.

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