Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Brasile, duro scontro tra forze armate e difesa.
di Roberto Lovari
Gli anni  sessanta e settanta hanno visto l`America del Sud teatro di un duro scontro tra forze conservatrici alleate alle forze armate e il populismo di sinistra affascinato dalla stella allora rilucente di Castro e del Che Guevara.  L`esito dello scontro è noto, vari colpi di stato da parte delle forze armate, nel ‘64 in Brasile, nel ‘73 in Cile ed in Uruguay, in Argentina nel ‘76. Per venti anni il Brasile è stato sotto il “regime dei militari “, ricuperando la libertà solo nell’85 ”con l`elezione di Tancredo Neves alla presidenza della republica. Elezione che è  il punto d`arrivo di un processo di ridemocratizzazione  del paese lento e graduale iniziato a metà degli anni settanta, con tappe significative come l´amnistia del ‘79 che permise il ritorno degli esiliati, la fine della repressione, la rinascita dei partiti e l`avvio di un reale processo di riconquista delle libertà. Il Brasile ha vissuto in maniera diversa dagli altri paesi sudamericani il ritorno alla libertà che ha significato il perdono dei militari ma anche dei torturatori. Anche se i militari brasiliani sono stati diversi da quelli argentini, uruguaiani o cileni, non sono mancati crimini terribili come omicidi, torture e “desaparecidos”. Su questi terribili avvenimenti  mercoledì 29 agosto è stata presentata una relazione di 500 pagine dal titolo “Diritto alla memoria e alla verità“. Sono i risultati del lavoro di una commissione composta da giuristi e rappresentanti delle forze armate che in base a una legge del ‘95 ha ricercato i fatti e la verità sugli anni del regime militare. Le centinaia di arresti, di torture, di stupri, di omicidi, di casi di “desaparecidos” sono stati documentati attraverso le deposizioni più svariate dagli stessi militari alle vittime. Lula, nel presentare il documento, ha usato un tono pacato ed equilibrato: ”Questo è un libro che non chiede vendette, ma solo diritto alla memoria e alla verità, occorre che tutti facciano uno sforzo per pacificare il paese, un fatto importante sarebbe la collaborazione di coloro che sanno, ad esempio, per ritrovare i corpi dei ”desaparecidos “, perchè i parenti hanno il diritto di dare sepoltura ai loro cari”. Fermo il discorso del nuovo ministro della difesa Nelson Jobin. Pur sapendo della irritazione dei militari, assenti alla cerimonia di stato, ha avvertito che se ci fossero documenti di critica dei militari alla relazione, ci sarebbe stata una dura risposta. I militari di tutte le armi hanno convocato per il venerdì successivo una riunione  per emettere un comunicato di duro attacco alla relazione della commissione. Conosciuta l`intenzione delle forze armate, il ministro prima è andato da Lula, poi ha fatto telefonare da un suo consigliere alle alte gerarchie militari avvertendole che, di fronte a posizioni inaccettabili, sarebbero cadure le teste dei capi e degli alti gradi delle tre forze armate. Dopo una lunga riunione, i militari si sono presentati da Jobin che ha definito “accettabile” la dichiarazione dei militari.
Il tocco finale il ministro lo ha dato uscendo dalla riunione con i militari, alla domanda se avrebbe accompagnato il comandante dell’ aviazione Juniti Saito a San Paolo, ha risposto “No, è il comandante che mi accompagna, io accompagno il Presidente”. E’ di poche settimane fà il duro atteggiamento assunto dalle forze armate sul caso del capitano Lamarca. Il governo  aveva dato una pensione e il grado di generale al capitano Lamarca, uno dei pochi militari che si erano messi contro la dittatura e che si era dato alla lotta armata. Era poi caduto nel 1971 in uno scontro armato con  militari e poliziotti nello stato di Bahia. Il documento delle forze armate lo definiva “traditore ed assassino“ e manifestava un duro dissenso sulle scelte del governo, oltre ad una rivendicazione dell`atteggiamento delle forze armate contro la ”sovversione” negli anni 1964-1985. La reazione dell`allora ministro della difesa Pires, perseguitato ed esiliato dai militari, non brillò per durezza. Con questo atteggiamento il ministro Jobin è entrato nella lista di quelli che occorrerà seguire per le presidenziali del 2010.

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